Il piccolo atollo nel Pacifico diventato la capitale del cybercrimine

Tokelau, in polinesiano “vento del nord”, è un piccolo arcipelago di tre atolli corallini dell’oceano Pacifico del Sud, noto non solo per la bellezza della sua natura incontaminata ma anche per essere diventato la capitale mondiale del cybercrimine. Fino a poco tempo fa, infatti, erano circa 25 milioni gli utenti proprietari di siti registrati con il dominio nazionale .tk, anche se in realtà c’è sempre stato un solo sito web registrato davvero nell’isola: la pagina di Teletok, l’unico operatore di telecomunicazioni del territorio. Tutti gli altri, invece, risultano appartenere a spammerphisher e criminali informatici di altro genere. Poiché anni fa gli indirizzi .tk venivano offerti gratuitamente, i truffatori hanno colto questa occasione per costruire siti web fasulli da utilizzare in attività malevole come la raccolta di dati sensibili o la diffusione di malware.

Ma facciamo un passo indietro, e torniamo all’inizio della storia online di Tokelau e della sua reputazione criminale. Alla fine degli anni Novanta questo insieme di atolli del Pacifico è stato il secondo posto più piccolo al mondo a vedersi assegnato un dominio dalla Internet Corporation for Assigned Names and Numbers – ICANN. Ma a quell’epoca Tokelau, che vantava appena 1400 abitanti, non aveva né i soldi né il know-how per gestire il proprio dominio. “La soluzione migliore è che qualcun altro dall’esterno lo gestisca, lo commerci e ne guadagni denaro”, aveva dichiarato in quell’occasione Tealofi Enosa, dirigente di Teletok. E quella soluzione trovò forma nella persona di Joost Zuurbier, un imprenditore olandese che riuscì a collegare a internet anche la sperduta Tokelau, offrendo agli utenti di tutto il mondo la possibilità di costruire siti web gratuiti accettando di accogliere annunci pubblicitari in cambio.

Ma offrire domini in forma gratuita non è mai una buona idea, soprattutto in un mondo in cui le minacce informatiche stanno crescendo a dismisura. Nel giro di poco tempo i referenti di Tokelau hanno cominciato a ricevere denunce e lamentele di ogni genere riguardo i siti registrati con dominio .tk. Alcuni venivano utilizzati per scopi pornografici, altri erano stati creati da jihadisti e Ku ​​Klux Klan per promuovere l’estremismo, e altri ancora erano gestiti da cybercriminali cinesi per le campagne di spionaggio. “C’erano alcune attività che non erano realmente in linea con la nostra cultura e il nostro cristianesimo, quindi non andavano bene per Tokelau”, ha commentato Tino Vitale, che si occupava del servizio di telecomunicazioni dell’isola. Una situazione catastrofica a cui hanno posto fine i tribunali internazionali, bloccando l’attività della società di Zuurbier e la sua iniziativa di distribuire domini in forma gratuita.

Ora, quindi, Tokelau non deve far altro che ripulire la sua reputazione, così da tornare a essere conosciuta solo e soltanto per la sua bellezza naturale. “Vogliamo utilizzare il dominio .tk come catalizzatore per promuovere la nostra nazione ed esserne orgogliosi”, ha dichiarato Vitale, intenzionato a scrivere un nuovo capitolo della storia di questi atolli del Pacifico.